Eppure Dio punisce

Eppure Dio punisce

Oltre al concetto di penitenza, ce n’è un altro, che ripugna ai contemporanei in modo altrettanto radicale: quello di castigo o di punizione divina. All’idea di un Dio che, irato, castighi l’umanità peccatrice, si sostituisce quella di un Dio misericordioso ed infinitamente indulgente. Questo atteggiamento falsamente pietoso è esploso nelle sue contraddizioni dopo la morte di Marco Pannella, promotore di divorzio ed aborto, droga ed eutanasia, pornografia ed omosessualismo. Eppure, il peccato pubblico e permanente è contro lo Spirito Santo, dunque di quelli che, secondo san Paolo, Dio non perdona…

Abbiamo ricordato nel numero di marzo di Radici Cristiane un concetto estraneo al mondo moderno: quello di penitenza. Se c’è un’idea che ripugna ai nostri contemporanei in maniera altrettanto radicale è quella di castigo o di punizione divina. I due concetti d’altronde sono strettamente legati. Il castigo, da chiunque provenga, viene sempre di più inteso come una forma di ingiusta prevaricazione. Anche le pene carcerarie dovute a crimini contro la legge vengono intese come “rieducative” e non come “espiatorie”. I colpevoli di un delitto vengono detenuti perché socialmente pericolosi, ma si cerca di rendere il più comoda possibile la loro detenzione proprio perché la “persona” del criminale ha, in ultima analisi, più importanza della legge da lui violata. Ma ciò che si tollera per gli uomini non lo si concede a Dio. L’idea di un Dio che, irato, castiga l’umanità peccatrice, deve essere rimossa e sostituita da quella di un Dio misericordioso e infinitamente indulgente. L’inferno, in questa prospettiva, non esiste e, se esiste, è vuoto. Nessuno ci va e, soprattutto, di nessuno si può dire che ci si trovi.

Questo atteggiamento falsamente pietoso è esploso nelle sue contraddizioni dopo la morte di Marco Pannella, lo scorso 19 maggio. Il leader radicale è stato un uomo che nella sua lunga militanza ha incarnato l’odio verso la fede e la morale cattolica e dunque verso Gesù Cristo, la Sua legge e la Sua Chiesa. La sua figura è stata però circondata dal rispetto e dall’ammirazione di molti cattolici, fino al punto che il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha dichiarato: «Lo ricordo con stima e simpatia, pensando che ci lascia una eredità umana e spirituale importante, di rapporti franchi, di espressione libera e di impegno civile e politico generoso, per gli altri e in particolare per i deboli e i bisognosi di solidarietà». «Pannella – ha aggiunto il portavoce di papa Francesco – è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l’impegno totale e disinteressato per nobili cause».

Le “posizioni discordanti” sembrano poca cosa rispetto alle “nobili cause” e alla “eredità umana e spirituale importante” di Pannella, il quale però è l’uomo che ha abbracciato con passionale furore tutte le fasi della dissoluzione contemporanea: dal divorzio all’aborto, dalla droga all’eutanasia, dalla pornografia all’omosessualismo. Se ciò che conta è l’abnegazione con cui ci si dedica ad una causa, non si può negare che Pannella sia stato un apostolo, ma se le parole di male e di bene hanno ancora un senso, la sua missione è stata quella di predicare un anti-Vangelo e un anti-Decalogo. Se per questo è stato un santo, bisognerebbe canonizzare, accanto a lui i grandi eresiarchi, da Ario a Lutero, i grandi rivoluzionari, da Voltaire e Robespierre a Marx e Lenin, fino ai grandi criminali della storia, da Stalin a Hitler. Se di nessuno di loro si può dire che stia all’inferno, l’inferno indubbiamente non esiste: chi altro infatti potrebbe meritarlo?

Si dimentica però che Dio non è indifferente alle vicende del mondo e alla condotta degli uomini. Il concetto di premio e di castigo scaturisce dai princìpi primi impressi nella nostra coscienza. Fin dall’infanzia il risveglio della ragione conduce al giudizio su ciò che ci circonda. L’atto con cui l’intelletto conosce la realtà come fondata sull’essere gli fa intendere le nozioni di vero e di falso, di bene e di male. Ma le idee di bene e di male sono inscindibilmente legate a quelle di premio o di castigo. Dio, come dice il Catechismo, è “remuneratore”.

è una proposizione di fede che l’uomo, il quale muoia in peccato mortale, deve vivere eternamente nello stato di dannazione. Il peccatore può ottenere perdono se prega e fa penitenza, ma se si ostina nel peccato, otterrà non la vita, ma la morte eterna. Per questo Gesù dice che l’unica cosa di cui aver paura è l’inferno: «Non temete coloro che uccidono il corpo, ma che non possono uccidere l’anima: temete piuttosto colui che può mandare in perdizione alla geenna e anima e corpo» (Mt.10, 28). E ai Corinti san Paolo scrive: «Attenti a non illudervi: né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapitori saranno eredi del Regno di Dio» (1 Cor. 6, 9 sgg.).

Noi non conosciamo il cuore degli uomini, ma possiamo giudicare i loro atti esterni. Quando il peccato non è privato, ma pubblico e permanente, fino a costituire uno stato di vita, esso appartiene a quei peccati contro lo Spirito Santo che, secondo san Paolo, Dio non perdona (Mt. 3, 28) In questa colpa incorrono tutti coloro che pubblicamente rigettano Cristo, la Sua opera e la Sua legge.

Anche le nazioni, come i singoli uomini, possono peccare, quando la trasgressione della legge divina è iscritta ufficialmente nelle leggi e nelle istituzioni. Si discute molto sul referendum per la riforma della Costituzione che a ottobre ci attende, ma come dimenticare quanto è accaduto l’11 maggio, quando il Parlamento ha approvato, e il Governo ha fatto propria, una legge che rappresenta quanto di peggio lo Stato italiano abbia prodotto dalla sua fondazione, nel 1861. L’unione contro-natura è stata dichiarata un bene da proteggere e da elevare a simil-matrimonio.

L’offesa alla legge naturale e divina è pubblica, solenne e bruciante. Se Dio remunera le anime dopo la loro morte e le nazioni nella loro vita, come immaginare che possa restare indifferente di fronte ad uno scandalo di questa portata, operato oltretutto nel Paese che ospita la Cattedra di Pietro e senza che dalle supreme gerarchie ecclesiastiche sia giunta nessuna voce di protesta? Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si dichiarano cattolici, ma hanno sottoscritto questa legge, come già fecero Giulio Andreotti e Giovanni Leone per l’aborto e i loro predecessori democristiani per il divorzio.

La Madonna ha pianto a La Salette (1846) e ha chiesto penitenza a Fatima (1917). Ma le parole di peccato, penitenza, castigo, scivolano, prive di significato, sulle coscienze anestetizzate degli uomini del XXI secolo. Chi vuole sfuggire alla morte, nel tempo e nell’eternità, ha una sola strada davanti a sé: combattere contro il disordine del mondo moderno per affermare, nella propria vita e nella società, i princìpi perenni dell’ordine naturale e cristiano. Con l’aiuto di Dio, la vittoria non mancherà.

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