Il Papa il 31 ottobre parte per la Svezia per celebrare i 500 anni della nascita del protestantesimo che, come tutti gli storici ammettono, non fu una riforma, ma una rivoluzione religiosa, che mutò la storia dell’Europa e del mondo.
In un’intervista a Rai News il pastore valdese Paolo Ricca ha detto :
“È la prima volta nella storia che un papa partecipa pubblicamente alla celebrazione della Riforma, che da Roma è stata, per oltre quattro secoli, condannata come eretica. La presenza del papa a Lund modifica profondamente questo verdetto negativo e implica un giudizio positivo: la Riforma è stata, nell’insieme, un bene”.
Nel corso dell’udienza ai luterani dello scorso 13 ottobre, papa Bergoglio ha detto che “i più grandi riformatori sono i santi e la Chiesa va sempre riformata”.
Queste parole insinuano l’idea che Lutero sia stato un riformatore ingiustamente condannato dalla Chiesa e che oggi meriti di essere riabilitato e canonizzato, quanto meno sull’altare dei mass-media. La storia ci dice invece che Lutero è stato un monaco ribelle, che ha stravolto la fede della Chiesa, ne ha negato i Sacramenti, ne ha voluto abbattere l’autorità. La Chiesa gli ha risposto con i dogmi del Concilio di Trento e con il movimento religioso della Contro-Riforma cattolica, di cui le grandi chiese barocche del centro di Roma ci trasmettono ancora il messaggio.
Tra Lutero e la Chiesa c’è un fossato che nessuno, neanche un Papa, può colmare. Prima ancora della fede, ce lo dice la ragione, che impedisce agli uomini di buon senso di accettare ciò che è contraddittorio.