Il Papa ha commissariato l’Ordine di Malta? La strategia del commissariamento piace indubbiamente a papa Francesco, che ha già adottato questo provvedimento draconiano contro due istituti religiosi da lui considerati troppo “tradizionali”: i Francescani dell’Immacolata e i religiosi del Verbo Incarnato.
E non è un caso che l’annuncio di una commissione per «raccogliere elementi atti ad informare compiutamente e in tempi brevi la Santa Sede in merito alla vicenda che ha recentemente interessato il Gran Cancelliere dell’Ordine, Sig. Albrecht Freiherr von Boeselager» sia stato dato dalla Sala Stampa Vaticana il 22 dicembre, proprio mentre papa Bergoglio trasformava i tradizionali auguri di Natale alla Curia in una dura rampogna contro chi resiste al suo progetto di mutamento radicale della Chiesa, con implicito riferimento al cardinale Raymond Leo Burke, Patrono dell’Ordine di Malta. Ma in questi caso lo strumento del commissariamento proprio non è possibile.
Come spiega don Fabrizio Turriziani Colonna in un documentato studio dedicato a Sovranità e indipendenza nel Sovrano Militare Ordine di Malta (Libreria Editrice Vaticana 2006), Ordine di Malta e Santa Sede si pongono l’uno di fronte all’altro come soggetti di Diritto Internazionale e quindi in una posizione di indipendenza reciproca. L’Ordine di Malta ha infatti una duplice personalità giuridica che, sul piano del Diritto Canonico, lo subordina alla Santa Sede, ma sul piano del Diritto internazionale gli assicura l’indipendenza da essa. Il fatto che l’Ordine di Malta intrattenga relazioni diplomatiche con 94 Stati e abbia un ambasciatore presso la Santa Sede, conferma che, in un certo ambito, i rapporti sono da pari a pari. Il Sovrano Militare Ordine di Malta è, in una parola, uno Stato sovrano, sia pure privo di territorio, geloso della sua autonomia e delle sue prerogative.
In nove secoli di storia, i Cavalieri di Malta si sono coperti di gloria, versando il loro sangue per la Chiesa, ma i conflitti con la Santa Sede non sono mancati. L’ultimo, narrato da Roger Peyrefitte (Chevaliers de Malte, Flammarion, Paris 1957), fu nel secondo dopoguerra del Novecento, quando l’Ordine riuscì a sventare il tentativo di fusione con i Cavalieri del Santo Sepolcro. Il braccio di ferro si concluse nel 1953 con la sentenza di un Tribunale cardinalizio che riconosceva la sovranità dell’Ordine di Malta, pur affermando la sua dipendenza dalla Santa Sede per quanto riguarda la vita religiosa dei cavalieri.
L’Ordine di Malta accettò la sentenza, condizionandola ad alcuni punti: 1) il riconoscimento dei diritti a lui derivanti come soggetto di diritto internazionale; 2) la limitazione della dipendenza religiosa dell’Ordine ai soli cavalieri professi e Cappellani; 3) l’esclusione di una soggezione alla Segreteria di Stato vaticana. La competenza della Santa Sede non riguarda dunque il governo interno ed internazionale dell’Ordine, ma si limita all’ambito strettamente religioso.
A questo punto si potrebbe immaginare che il Papa, avendo ravvisato deviazioni di ordine dottrinale e morale tra i cavalieri, abbia ritenuto di intervenire per raddrizzare la situazione. Che cosa è accaduto invece? Essendo venuto alla luce che Albrecht von Boeselager, nel periodo in cui era Grande Ospedaliere dell’Ordine, aveva abusato del suo potere, promuovendo la distribuzione di decine di migliaia di preservativi e di contraccettivi, anche abortivi (come documentano i report relativi al programma delle Nazioni Unite contro HIV/AIDS in Myanmar), il Gran Maestro Matthew Festing è intervenuto per por fine allo scandalo e ha chiesto a Boeselager di rassegnare le dimissioni, facendo appello al voto di obbedienza da lui prestato. Il Gran Cancelliere forte della sua amicizia con il segretario di Stato Pietro Parolin e della recente nomina di suo fratello Georg nel board dello IOR, ha respinto con arroganza la richiesta, rivendicando il suo comportamento di cattolico “liberale”.
La creazione da parte della Segreteria di Stato di un gruppo di inchiesta di cinque membri, tutti più o meno legati a Boeselager, costituisce un grave caso di ingerenza nel governo dell’Ordine. La Santa Sede dovrebbe limitarsi a vigilare sulla vita religiosa attraverso il Cardinale patrono, che è il cardinale Burke, nominato dallo stesso papa Francesco. Il Papa ha tutto il diritto di informarsi in merito alle vicende interne dell’Ordine, ma è irrituale che ciò avvenga attraverso una commissione che scavalca il rappresentante pontificio, a meno di non voler porre quest’ultimo sotto accusa. Un cardinale però può essere giudicato solo dai suoi pari e non da burocrati vaticani. Altrettanto improprio è affidare ad una commissione vaticana il giudizio su vicende che riguardano non la vita religiosa, ma il governo dell’Ordine, mettendo sotto accusa, in questo caso, il Gran Maestro. Bene ha fatto dunque quest’ultimo a rifiutare l’operato fasullo della commissione.
Purtroppo non è fasulla solo la procedura, ma soprattutto il giudizio nel merito, da parte delle Autorità vaticane. Chi, in spregio al Magistero della Chiesa, favorisce contraccezione ed aborto, e viola i propri voti, oggi merita di essere riabilitato. Chi difende l’insegnamento della Chiesa e l’integrità morale delle istituzioni a cui appartiene, è invece accusato di “resistenza malevola” al Santo Padre e finisce sul banco degli imputati. C’è da augurarsi che i Cavalieri reagiscano. La posta in gioco è la sovranità dell’Ordine di Malta, ma anche la sua tradizione di ininterrotta difesa della fede e della morale cattolica.