Instaurare omnia in Christo

Instaurare omnia in Christo

In questo anno 2014 ricorrono tre significativi anniversari, tra di loro idealmente collegati: il bicentenario del congresso di Vienna, apertosi nel novembre 1814; il centenario della Prima Guerra mondiale, scoppiata nel luglio 1914 e il centenario della morte di san Pio X, avvenuta il 20 agosto dello stesso 1914.

Il Congresso di Vienna si tenne nella capitale del’Impero austriaco dal 1 novembre 1814 al 9 giugno del 1815. Per iniziativa dello zar Alessandro I venne costituita tra le potenze politiche cristiane una “Santa Alleanza” al fine di combattere le ideologie liberali, nate dalla Rivoluzione francese. La Santa Alleanza portava però in sé i germi di una malattia, che l’avrebbe presto condotta alla morte. Essa non era una coalizione omogenea: alcuni Paesi che ne facevano parte, dall’Inghilterra alla Francia di Luigi XVIII, erano venuti a patti con la Rivoluzione liberale. Il prof. Massimo de Leonardis ha ricordato sulla nostra rivista le caratteristiche del Congresso di Vienna e del principe di Metternich, che ne fu l’indiscusso protagonista.

Metternich fu uno statista lungimirante, un “conservatore pragmatico”, che comprese l’esistenza di una cospirazione storica contro la Civiltà cristiana e cercò di costituire un ordine politico, che voleva combinare il principio di legittimità con quello dell’equilibrio. Principalmente a Metternich si deve la relativa situazione di stabilità di cui ha goduto l’Europa dal 1815 al 1848. Il 13 marzo del 1848, quando il vecchio Cancelliere, che per quarant’anni aveva diretto la politica estera dell’Impero d’Austria, venne licenziato, fu un giorno di festa per tutti i rivoluzionari del continente.

In quello stesso 1848 salì al trono il diciottenne Imperatore Francesco Giuseppe, destinato a regnare sul vasto Impero austro-ungarico, per ben 68 anni, fino alla morte avvenuta il 21 novembre 1916. La sua figura incarnava la concezione sacrale della sovranità di cui la Casa d’Austria era simbolo. L’Austria asburgica rappresentava infatti l’idea medievale del Sacro Romano Impero, il programma della “Reconquista” e della Contro-Riforma, l’opposizione al mondo nato dalla Rivoluzione francese. La sua distruzione costituì il principale obiettivo delle società segrete e delle forze rivoluzionarie anticristiane.

La Prima guerra mondiale, scoppiata alla fine di luglio del 1914 dopo l’assassinio a Sarajevo dell’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando, va compresa in questa prospettiva di scontro ideologico tra forze visceralmente avverse. Le ragioni profonde di questa guerra sono bene esposte nel volume dello storico ungherese François Fejtő, Requiem per un Impero defunto (Mondadori, Milano 1990).

In questo ampio e documentato studio, l’autore dimostra come la decisione di cancellare l’Austria-Ungheria dalla carta dell’Europa fu un «complotto ideologico» ordito da lobby politiche e società segrete, per portare a compimento la Rivoluzione francese e “repubblicanizzare” l’Europa. Un capitolo del libro è dedicato al “ruolo della massoneria”: «E’ innegabile – scrive Fejtő, – che il fatto di demolire l’Austria corrispondeva alle idee dei massoni, in Francia e negli Stati Uniti, che essi erano quasi senza riserve a favore del suo smantellamento, e che la loro influenza vi ha contribuito» (p. 357).

I Trattati di Parigi del 1919-1920 segnarono la fine dell’equilibrio politico sancito dal Congresso di Vienna. Il nuovo ordine europeo e mondiale segnò non solo uno sconvolgimento geopolitico, ma soprattutto una Rivoluzione nella cultura e nella mentalità. La scomparsa dell’Impero asburgico aprì nel cuore dell’Europa un vuoto politico ed ideologico, di cui approfittarono i due “fratelli nemici” che entrarono pressoché contemporaneamente sulla scena: bolscevismo e nazismo. Si aprì così l’era dei totalitarismi.

Quando scoppiò la Prima guerra mondiale governava la Chiesa san Pio X. Nelle cerimonie del Venerdì Santo si pregava per la Chiesa e per l’Impero e Papa Sarto aveva una grande considerazione per l’Imperatore Francesco Giuseppe. Uno dei suoi segretari confidò ad un amico austriaco che il Papa, sollecitato a intervenire a favore della pace, avrebbe risposto: «Il solo sovrano a cui potrei offrire i miei servigi è l’imperatore Francesco Giuseppe, che si è sempre mostrato leale e fedele verso la Santa Sede. Ma non mi è proprio possibile intervenire su di lui, perché quella che l’Austria-Ungheria intraprende è una guerra giusta»; ed avrebbe aggiunto che la responsabilità del conflitto ricadeva interamente sulla Russia, che aveva innescato il meccanismo di alleanze della Triplice Intesa contro la Triplice Alleanza.

Lo zar Nicola II, che regnava in Russia, non immaginava che il suo trono sarebbe stato il primo a cadere nel 1917, l’anno della Rivoluzione bolscevica. Quattro grandi imperi, il russo, l’austriaco, il tedesco e l’ottomano scomparvero dopo la Grande guerra. Questa decapitazione dei troni fu una tappa decisiva del processo di secolarizzazione della società, che era iniziato nel XVI secolo e che puntava alla distruzione della Civiltà cristiana.

Ma, come aveva avvertito san Pio X nella enciclica Il fermo proposito dell’11 giugno 1905 e nella Lettera Notre Charge Apostolique del 25 agosto 1910, «la civiltà del mondo è la Civiltà cristiana, tanto più vera, più duratura, più feconda di frutti preziosi, quanto più è nettamente cristiana»; «non si tratta che di instaurarla e restaurarla incessantemente nelle sue naturali e divine fondamenta, contro i rinascenti attacchi della malsana utopia, della rivolta e dell’empietà: Instaurare omnia in Christo (Ef. I, 10)».

San Pio X avvertiva la fragilità della società della Belle Epoque, non fondata sulla roccia di Cristo, e mentre il mondo era immerso nell’edonismo, sentiva avvicinarsi quello che chiamava «il guerrone». La notizia dello scoppio della guerra lo turbò profondamente, proprio perché egli ne prevedeva le tragiche conseguenze. Il 2 agosto 1914 il Papa inviò a tutti i cattolici del mondo l’esortazione Dum Europa fere omnis, implorando con queste parole la cessazione del conflitto: «Mentre quasi tutta l’Europa è trascinata nei vortici di una funestissima guerra, ai cui pericoli, alle cui stragi e alle cui conseguenze nessuno può pensare senza sentirsi opprimere dal dolore e dallo spavento, non possiamo non preoccuparci anche Noi e non sentirci straziare l’animo dal più acerbo dolore per la salute e per la vita di tanti cittadini e di tanti popoli, che ci stanno sommamente a cuore».

La voce profetica di san Pio X giunge, dopo cent’anni, ai nostri giorni. La Grande guerra ha aperto un vortice di instabilità e di caos, in cui siamo immersi da un secolo. L’epoca dei totalitarismi e delle rivoluzioni non è ancora conclusa e il motto di san Pio X, Instaurare omnia in Christo, resta l’unica ricetta per la rinascita della Chiesa e della società. Abbiamo misurato il fallimento di ogni altro programma.

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