La sublime missione di san Giuseppe

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L’8 dicembre 2020, anniversario dei 150 anni dal Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il beato Pio IX dichiarò san Giuseppe Patrono della Chiesa, papa Francesco ha indetto un “Anno speciale di San Giuseppe”. «Dopo Maria, Madre di Dio – ha affermato il Papa nella Lettera apostolica Patris corde dell’8 dicembre – nessun Santo occupa tanto spazio nel Magistero pontificio quanto Giuseppe, suo sposo. I miei Predecessori hanno approfondito il messaggio racchiuso nei pochi dati tramandati dai Vangeli per evidenziare maggiormente il suo ruolo centrale nella storia della salvezza: il Beato Pio IX lo ha dichiarato “Patrono della Chiesa Cattolica”, il Venerabile Pio XII lo ha presentato quale “Patrono dei lavoratori”  e san Giovanni Paolo come “Custode del Redentore”. Il popolo lo invoca come patrono della buona morte».

Per comprendere la grandezza di san Giuseppe, occorre soprattutto pensare all’altezza incommensurabile della sua missione. Se infatti, come afferma san Tommaso d’Aquino, le grazie che si ricevono sono proporzionali alla propria vocazione (Summa Theologiae, 3ª q. 27, a. 4), quali grazie sarebbero mancate all’uomo destinato a compiere la più eccelsa missione della storia: la protezione e il servizio di Gesù e di Maria? San Giuseppe fu predestinato dall’eternità a cooperare, nella sua qualità di Sposo di Maria e di padre putativo di Gesù, al mistero dell’Incarnazione, cioè al più grande avvenimento della storia.

Nessun’altra missione si potrebbe immaginare più alta. A nessuna creatura, dopo Maria, furono concesse grazie così grandi e così numerose e nessuno corrispose ad esse come san Giuseppe. Per questo la Chiesa tributa a san Giuseppe il culto di “protodulia”, cioè una venerazione inferiore a quella spettante alla Madonna (“iperdulia”), ma superiore a quella riservata a tutti gli altri santi (semplice “dulia”). Dio scelse come sposo di Maria e Padre putativo di Gesù l’uomo più perfetto mai nato sulla terra, il santo più grande di tutti i santi. Se vi fosse stato un santo maggiore sarebbe stato conveniente che Dio lo avesse riservato a Maria e a Gesù. Sposo di Maria, padre putativo di Gesù! «È da qui – scrive Leone XIII – che deriva tutta la sua grandezza, la sua grazia, la sua santità e la sua gloria» (Enc. Quamquam pluries del 15 agosto 1889).

Come sposo di Maria e padre legale di Gesù, san Giuseppe esercitò la sua autorità sulla Sacra Famiglia e fu il capo incontrastato della sua casa, nella quale tutto gli fu sottomesso: «Constituit eum dominum domus suae et principem omnis possessionis suae» (Sl 104, 20). Quale autorità si potrebbe esercitare più alta? Non c’è società umana o angelica che potrebbe essere paragonata alla Sacra Famiglia. Egli esercitò l’autorità sull’Unigenito Figlio di Dio, sullo stesso Verbo Incarnato. Per san Giuseppe questo fu certamente un peso lancinante e, se egli osò comandare a Colui che adorava come suo Signore, fu per espressa volontà di Dio.

San Giuseppe esercitò la massima autorità esercitata da un uomo, ma adorò in Gesù colui che ha potestà su tutte le creature e venerò in Maria la Regina del Cielo e della Terra. Per le mani di Maria si consacrò perfettamente a Gesù Cristo Sapienza Incarnata e di Gesù e di Maria volle essere discepolo, imitatore e schiavo.

La Sacra Famiglia fu l’immagine terrestre della Santissima Trinità ed è contemporaneamente il modello non solo di ogni famiglia, ma di ogni società temporale e della stessa Chiesa, che nella casa di Nazareth ebbe la sua culla. Anche per questo il beato Pio IX 1’8 dicembre 1870 proclamò san Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica. Questo decreto diede forma canonica alla verità secondo cui san Giuseppe protegge la Chiesa come durante la sua vita egli protesse con la sua autorità la Sacra Famiglia.

Per celebrare il 150° anniversario del decreto di Pio IX, papa Francesco ha indetto un Anno di san Giuseppe dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021. «Al fine di perpetuare l’affidamento di tutta la Chiesa al potentissimo patrocinio del Custode di Gesù, papa Francesco – si legge nel decreto del Vaticano – ha stabilito che, dalla data odierna, anniversario del Decreto di proclamazione nonché giorno sacro alla Beata Vergine Immacolata e Sposa del castissimo Giuseppe, fino all’8 dicembre 2021, sia celebrato uno speciale Anno di San Giuseppe».

In quest’occasione la Penitenzieria apostolica, che è il supremo tribunale della Chiesa, ha concesso ai fedeli lo straordinario dono di speciali indulgenze. Infatti, con un decreto del cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere maggiore della Chiesa, emesso in conformità al volere di Papa Francesco, «la Penitenzieria Apostolica concede l’Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) ai fedeli che, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, parteciperanno all’Anno di San Giuseppe con le modalità che la stessa Congregazione indica».

Le modalità previste per ottenere l’indulgenza sono numerose. Tra queste la recita del Santo Rosario in famiglia, la recita delle litanie a san Giuseppe o qualsivoglia orazione legittimamente approvata in onore di san Giuseppe, come la preghiera “A te, o Beato Giuseppe”, specialmente nelle ricorrenze del 19 marzo e del primo maggio e nella Festa della Santa Famiglia, il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla memoria del Santo.

Pochi hanno colto la rilevanza di questo decreto della Sacra Penitenzieria. Sappiamo infatti che l’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele acquista per intervento della Chiesa, la quale ha il potere di dispensare il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi. La Chiesa non è una realtà invisibile, ma una società giuridicamente perfetta, provvista di tutti i mezzi per operare in vista del compimento della sua missione. L’indulgenza è stata concessa da Papa Francesco in virtù del potere delle chiavi concesso a Pietro e ai suoi successori: «A te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16, 19).

Ogni fedele può lucrare per sé stesso le indulgenze, sia parziali che plenarie, oppure applicarle ai defunti a modo di suffragio. Non è facile lucrare l’indulgenza plenaria, perché è necessaria una disposizione d’animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale. Tuttavia ogni indulgenza, anche parziale, è un grande dono della Chiesa, proprio perché cancella, in tutto o in parte, le pene dovute alle colpe, in terra o in purgatorio.

Non possiamo giudicare le intenzioni di papa Francesco, ma dobbiamo prendere atto del fatto, che con il suo decreto egli ha offerto un prezioso aiuto a questi cattolici fedeli, che hanno bisogno di un soccorso speciale della Grazia nell’epoca di convulsione in cui viviamo. Dopo la Beata Vergine Maria, nessuna creatura umana ebbe la fede di san Giuseppe e nessuno fu più di lui logico e riflessivo. Nell’Anno a lui dedicato, ci rivolgiamo con fiducia e fervore a san Giuseppe e gli chiediamo di intercedere perché si affretti il compimento della promessa di Fatima e giunga l’ora attesa del trionfo di Gesù e di Maria sulle anime e su tutta la terra. Sancte Joseph, Ora pro nobis!

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