Popolo della vita e della famiglia in marcia e nulla lo potrà fermare

Popolo della vita e della famiglia in marcia e nulla lo potrà fermare

Anche quest’anno la Marcia per la Vita di Roma si è conclusa con un grande successo, in un’atmosfera festosa ma seria e combattiva, con tanti giovani, tra cui sacerdoti, religiosi e religiose, che dimostravano la vitalità crescente del movimento pro-life.

Il numero dei manifestanti, superiore agli anni precedenti, ha poca importanza. Ciò che conta è la forza del messaggio trasmesso ai media e al popolo cattolico: «Sì alla vita, no alla cultura di morte e all’aborto, senza eccezioni e senza compromessi». Ciò significa che la vita umana innocente dal concepimento alla morte naturale è intangibile. L’aborto e l’eutanasia sono crimini con i quali non si può venire a patti. Virginia Coda Nunziante, presidente della Marcia per la Vita lo ha riaffermato con forza nel suo discorso conclusivo: «Il nostro rifiuto categorico di ogni compromesso non riguarda solo l’aborto, ma si estende ad ogni forma di violazione della legge morale, perché questa legge morale, la legge divina e naturale, non conosce eccezioni, è assoluta perché è iscritta nella coscienza di ogni essere umano»”.

Ma i temi oggi sul tappeto, dopo la sciagurata approvazione del divorzio breve, sono tanti: la proposta di legge Cirinnà, con l’istituzione delle unioni di fatto e la legalizzazione delle convivenze omosessuali, l’utero in affitto, l’introduzione del reato di omofobia, la follia educativa del “gender”.

Il cattolico non può proporre, né sottoscrivere anche in minima parte alcuna di queste leggi, per nessuna ragione di ordine superiore. Il principio secondo cui il fine, anche onesto, giustifica i mezzi illeciti, è incompatibile con la morale cattolica e apre la strada a un devastante relativismo. La Chiesa non ha mai costretto nessuno a praticare il bene e talvolta ha tollerato il male, ma non ha mai ammesso che il male possa essere positivamente promosso.

Questi temi sono stati sviluppati in un importante convegno in memoria di Mario Palmaro, svoltosi l’11 maggio all’Università Europea di Roma, all’indomani della Marcia per la Vita. Il convegno era dedicato ad un tema caro allo stesso Palmaro: la disobbedienza civile alle leggi ingiuste. Tra queste, in primis, c’è in Italia la legge 194 sull’aborto, seguita dalla legge 40 sulla fecondazione artificiale, di cui il magistrato Giacomo Rocchi ha svolto, nel corso del convegno, una serrata disanima. Ciò che è emerso dall’insieme delle relazioni è che i cattolici hanno il dovere di reagire di fronte alle leggi ingiuste. Nel caso si voglia imporre loro, in maniera diretta, la violazione di un precetto naturale o divino, essi devono rifiutarsi, fino al martirio: è l’esempio di san Tommaso Moro di fronte a Enrico VIII.

Nel caso di leggi ingiuste che non li obblighino direttamente a violare la legge morale e divina, ma siano comunque in sé inique, essi hanno il dovere di combatterle e di cercare di cambiarle con tutti i mezzi legali a disposizione. In questo caso essi devono condurre una resistenza legale alle leggi ingiuste attraverso gli scritti, le conferenze, le pressioni esercitate sui parlamentari, le manifestazioni di piazza e tutti i mezzi che la legge permette. I cattolici hanno non solo il diritto, ma il dovere di spingere questa resistenza fino ai limiti posti dalla legge.

Purtroppo, soprattutto in Italia, ci si è limitati ad una opposizione minimalista, evitando manifestazioni pubbliche o denunce categoriche del male. L’importanza della Marcia per la Vita del 2015 è stata propria quella di chiamare i difensori della vita a raccolta sulla pubblica piazza. Le mobilitazioni popolari non servono solo ad esercitare una forte pressione sulla classe politica, estremamente sensibile ai segnali che vengono dalla base, ma anche a rafforzare le convinzioni e a sviluppare la combattività di coloro che vi partecipano. Essi devono comprendere che non difendono un’opinione soggettiva, ma la legge divina e naturale. È in questo senso che le manifestazioni in difesa della vita e della famiglia possono essere definite un implicito ma reale atto di amore a Dio.

C’è un ultimo punto che merita di essere sottolineato. La legge naturale non è un insieme astratto di norme custodite nei libri dei teologi e dei moralisti, ma un ordine oggettivo e immutabile di verità e valori morali anteriore alla nostra ragione, inciso «sulle tavole del cuore umano col dito stesso del Creatore» (Rm. 2, 14-15). Esiste un “senso comune”, che costituisce l’insieme organico delle certezze di fatto e di principio che sono comuni ad ogni uomo e dalle quali procede ogni conoscenza umana. Questo senso comune ci fa percepire l’ingiustizia di una legge e il dovere di resistere ad essa. Accanto al senso comune naturale, esiste poi un “senso comune cattolico” o sensus fidei, che ogni cattolico riceve dalla grazia soprannaturale del Battesimo.

Questo sensus fidei, comune ad ogni battezzato, è l’adesione alle verità di fede per istinto soprannaturale, prima ancora che per ragionamento teologico e permette anche ai semplici fedeli di discernere ciò che è conforme o difforme dal deposito della Rivelazione cattolica.

Il popolo che ha sfilato per le strade di Roma non era composto da professori, ma da gente semplice, cattolici e non cattolici, per i quali la condanna delle leggi omicide sull’aborto, nasce dall’evidenza del senso comune. Il sensus fidei è invece quello che ha spinto finora 250.000 persone di tutto il mondo a firmare una Supplica filiale in cui, in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia, si chiede con tono rispettoso e accorato a Papa Francesco una parola chiarificatrice, per dissipare il «generalizzato disorientamento causato dall’eventualità che in seno alla Chiesa si apra una breccia tale da permettere l’adulterio – in seguito all’accesso all’eucaristia di coppie divorziate e risposate civilmente – e perfino una virtuale accettazione delle unioni omosessuali. Tutte pratiche, queste, condannate categoricamente dalla Chiesa come opposte alla legge divina e naturale».

Come la Filiale Supplica, anche la Marcia per la Vita è divenuta un’iniziativa internazionale, che vede la presenza di realtà provenienti da tutta Europa ed anche da oltre Oceano e di tutte le rappresentanze delle organizzazioni pro-life del mondo. La battaglia in difesa della vita e della famiglia e, sullo sfondo, della legge naturale e morale, per il suo significato e per le sue dimensioni, non può che essere condotta sul piano internazionale.

Il popolo della vita e della famiglia è in Marcia e, con l’aiuto di Dio, nulla lo potrà fermare.

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