Nelle Torri Gemelle la furia omicida dei nemici dell’Occidente ha colpito al cuore un simbolo della  globalizzazione; ma anche gli innumerevoli centri di turismo esotico spazzati via dalla furia del maremoto sono un simbolo dell’Occidente globalizzato, che troppo spesso sostituisce i suoi valori con il culto edonistico del benessere e del consumo. Di fronte a queste tragedie di portata simbolica planetaria, il futuro del XXI secolo mostra una sola strada possibile: riconquistare quell’universo di principi e di certezze che, solo, può permettere agli uomini di convivere e alla civiltà di rinascere.

La scelta di “Radici Cristiane” come testata di questa rivista vuole essere un atto di fiducia nel futuro del nostro Paese, dell’Europa e dell’Occidente cristiano. Non vi è futuro senza radici, così  come non vi sono edifici senza fondamenta. Le radici irrorano un organismo e ne permettono la vita e lo sviluppo. Quando questo organismo è una società umana, le sue radici sono le fondamenta spirituali e culturali.

Le radici dell’Europa sono cristiane, perché cristiane sono le radici di ogni singola nazione che compone il continente europeo. Cristiane sono le radici non solo del continente europeo, ma di quella più vasta Europa che, sotto il nome di Occidente, comprende territori che vanno dalla Terra del Fuoco ai ghiacciai dell’Alaska. Cristiane sono le radici non solo dell’Occidente, ma della Civiltà intera nel mondo, perché il Cristianesimo non conosce confini spaziali, ma è destinato ad estendersi fino all’estremità della Terra, per attuare il mandato divino di diffondere il Vangelo a tutte le genti.

Ovunque il Cristianesimo è arrivato, nei corso dei secoli, ha portato con sé non solo la fede, ma la civiltà. Il Cristianesimo ha insegnato agli uomini e ai popoli a conoscere e adorare l’unico vero Dio; a onorare, dopo Dio, tutte le autorità terrene, operando una distinzione capitale tra la sfera temporale e quella spirituale; ha ammonito a non uccidere l’innocente, a proteggere i deboli, a soccorrere i miseri e gli afflitti, a combattere la menzogna, a praticare e a diffondere la purezza dei costumi, a rispettare la libertà dell’uomo e il suo diritto ad avere una famiglia, una proprietà personale ed a vivere in una società ordinata al bene comune.

La Chiesa, attraverso i suoi Sacramenti, di cui è custode, ha infuso nella società la vita soprannaturale della Grazia e, con essa, il vigore e la costanza necessari per conformare la vita degli uomini e dei popoli al diritto naturale e divino. Le radici dell’Europa non sono le cattedrali, i monumenti, i dipinti, i borghi che la costellano, né le grandi espressioni della sua musica, della sua poesia, della sua letteratura. Tutto questo è certamente espressione della grande Civiltà cristiana di Occidente, ma le radici di questa Civiltà appartengono al patrimonio invisibile dello spirito, sono immateriali e perciò indistruttibili, perché solo ciò che appartiene al regno della materia si corrompe, si disgrega e muore.

«Non si tagliano le radici dalle quali si è cresciuti», ha affermato Giovanni Paolo II all’Angelus del 20 giugno 2004. La pianta tagliata alle radici, si secca e muore. Il Papa lo ha ricordato nel momento in cui i capi di Stato e di governo hanno preteso di scrivere una Costituzione, ossia una carta di principi e di valori, in cui nessun riferimento è presente all’identità cristiana del nostro continente. Eppure l’Europa, nel corso di quel secolo crudele e cruento che è stato il Novecento, ha vissuto sulla sua pelle il proprio allontanamento dal Cristianesimo.

Questo rifiuto del Cristianesimo si è espresso in maniera violenta nei fenomeni totalitari che hanno provocato centinaia di milioni di vittime: comunismo e nazionalsocialismo. Questi fenomeni aberranti hanno gettato anch’essi le loro radici che, come la zizzania nel campo di grano, si riaffacciano minacciose all’alba del secolo XXI. Mentre ciò avviene, la nostra terra è invasa da una molteplicità di nuovi evangelizzatori pronti ad alzare la bandiera di una religione e di una cultura estranee alla nostra storia e alle nostre tradizioni.

Esiste però uno “scontro di civiltà” interno all’Occidente non meno pericoloso di quello che lo minaccia dall’esterno; esso è anzi più insidioso perché assume il volto di un relativismo religioso e morale che dissolve ogni ordine oggettivo di valori, incrinando il sentimento di consapevolezza di se stessa che deve avere l’Europa. È innanzitutto questo relativismo che vogliamo combattere con la rivista che vede ora la luce. “Radici Cristiane” non nasce con spirito polemico e aggressivo: essa si ispira anzi all’equilibrio cristiano e ad un amore per la nostra storia e per la nostra cultura che cercheremo di illustrare in un viaggio alla ricerca delle radici, nella certezza che esistono valori assoluti che attraversano i secoli e che costituiscono le fondamenta su cui si costruisce il futuro.