La scelta di “Radici cristiane” come testata di questa rivista, che nasce in un’epoca in cui si pretende di svellere ogni fondamento della società, vuole essere un atto di fiducia nel futuro del nostro Paese e dell’Europa. Non vi è futuro senza radici, così come non vi sono edifici senza fondamenta. Le radici irrorano un organismo e ne permettono la vita e lo sviluppo. Quando questo organismo è una società umana, le sue radici sono le fondamenta spirituali e culturali.

Le radici dell’Europa sono cristiane, perché cristiane sono le radici di ogni singola nazione che compone il continente europeo. Cristiane sono le radici non solo del continente europeo, ma di quella più vasta Europa che, sotto il nome di Occidente, comprende territori che vanno dalla Terra del Fuoco ai ghiacciai dell’Alaska. Cristiane sono le radici non solo dell’Occidente, ma della Civiltà intera nel mondo, perché il Cristianesimo non conosce confini spaziali, ma è destinato ad estendersi fino all’estremità della Terra, per attuare il mandato divino di diffondere il Vangelo a tutte le genti.

Ovunque il Cristianesimo è arrivato, nel corso dei secoli, ha portato con sé non solo la fede, ma la civiltà. Il Cristianesimo ha insegnato agli uomini e ai popoli a conoscere e adorare l’unico vero Dio; a onorare, dopo Dio, tutte le autorità terrene, operando una distinzione capitale tra la sfera temporale e quella spirituale; ha ammonito a non uccidere l’innocente, a proteg-gere i deboli, a soccorrere i miseri e gli afflitti, a combattere la menzogna, a praticare e a diffondere la purezza dei costumi, a rispettare la libertà dell’uomo e il suo diritto ad avere una famiglia, una proprietà personale ed a vivere in una società ordinata al bene comune.

La Chiesa, attraverso i suoi Sacramenti, di cui è custode, ha infuso nella società la vita soprannaturale della Grazia e, con essa, il vigore e la costanza necessari per conformare la vita degli uomini e dei popoli al diritto naturale e divino. Le radici dell’Europa non sono le cattedrali, i monumenti, i dipinti, i borghi che la costellano, né le grandi espressioni della sua musica, della sua poesia, della sua letteratura. Tutto questo è certamente espressione della grande Civiltà cristiana di Occidente, ma le radici di questa Civiltà appartengono al patrimonio invisibile dello spirito, sono immateriali e perciò indistruttibili, perché solo ciò che appartiene al regno della materia si corrompe, si disgrega e muore. «Non si tagliano le radici dalle quali si è cresciuti», ha affermato Giovanni Paolo Il all’Angelus del 20 giugno 2004. La pianta tagliata alle radici, si secca e muore. Il Papa lo ha ricordato nel momento in cui i capi di Stato e di governo hanno preteso di scrivere una Costituzione, ossia una carta di principi e di valori, in cui nessun riferimento è presente all’identità cristiana del nostro continente. Eppure l’Europa, nel corso di quel secolo crudele e cruento che è stato il Novecento, ha vissuto sulla sua pelle il proprio allontanamento dal Cristianesimo.

Questo rifiuto del Cristianesimo si è espresso in maniera violenta nei fenomeni totalitari che hanno provocato centinaia di milioni di vittime: comunismo e nazionalsocialismo. Questi fenomeni aberranti hanno gettato anch’essi le loro radici che, come la zizzania nel campo di grano, si riaffacciano minacciose all’alba del secolo XXI. Mentre ciò avviene, la nostra terra, che qualcuno ha efficacemente ribattezzato “Eurabia”, è invasa da una molteplicità di nuovi evangelizzatori pronti ad alzare la bandiera di una religione e di una cultura estranee alla nostra storia e alle nostre tradizioni. Di fronte a questa minaccia, non dobbiamo avere paura di pronunciare il nome Islam. Gli uomini politici che governano l’Europa mostrano di non comprendere quanto vasta sia la sfida lanciata all’Occidente I’11 settembre 2001. Gli uomini di Chiesa da parte loro non sempre misurano la portata della crisi che si insinua persino negli ambienti religiosi, quando il dialogo con le altre civiltà viene condotto rinunciando alla propria identità religiosa e culturale.

Esiste però uno “scontro di civiltà” interno all’Occidente non meno pericoloso di quello che lo minaccia dall’esterno; esso è anzi più insidioso perché assume il volto di un relativismo religioso e morale che dissolve ogni ordine oggettivo di valori, incrinando il sentimento di consapevolezza di se stessa che deve avere l’Europa. Affermare la superiorità della Civiltà occidentale ed europea sulle altre civiltà umane non è una forma di arroganza e tanto meno di imposizione o di violenza. Chi è “sopra” è chiamato ad aiutare gli altri, non a sfruttarli o ad opprimerli; se così non si comporta pecca, ma peccato ancora maggiore è quello di negare di principio ogni forma di autorità sociale e morale, per porre gli uomini e i popoli su un piano di utopistica parità, che non può non portare, questo sì, a violenze e a conflitti. “Radici Cristiane” non nasce con spirito polemico e aggressivo: essa si ispira anzi all’equilibrio cristiano e ad un amore per la nostra storia e per la nostra cultura che cerchere-mo di illustrare in un viaggio alla ricerca delle radici, nella certezza che esistono valori assoluti che attraversano i secoli e che costitui-scono le fondamenta su cui si costruisce il futuro.

La nostra rivista si ispira ai valori perenni della Civiltà europea ed occidentale, a cominciare da quelli cristiani, ma è indipendente dalle strutture ecclesiastiche e da gruppi e movimenti religiosi. Siamo allo stesso modo indipendenti da partiti, correnti e movimenti politici di ogni genere. Nessun potentato economico, palese od occulto, è alle nostre spalle. La nostra forza sono le nostre idee e la nostra libertà. I nostri “finanziatori” sono i nostri abbonati: nella misura in cui essi ci soster-ranno, questa rivista si diffonderà in Italia e, ci auguriamo, in Europa. “Radici Cristiane” ha bisogno del sostegno dei suoi lettori. Potete aiutarci abbonandovi e facendovi voi stessi diffusori di abbonamenti, segnalandoci i nomi di amici interessati a conoscere questa pubblicazione, facendoci conoscere i vostri suggerimenti per migliorarla.

Giunge l’ora in cui ogni uomo di buona volontà deve ritrovare in se stesso, nella propria famiglia e nel proprio ambiente sociale quello spirito cristiano che è spirito di fede e di lotta, di impegno e di sacrificio, per poi estenderlo alla società intera, ovunque sia necessaria la presenza e l’azione al fine di difendere e di sviluppare i frutti preziosi della nostra eredità religiosa e civile. L’uomo cristiano sa che nessuna impresa è possibile senza l’aiuto della Grazia e chi vive la propria fede cristiana è certo di non essere privato di questo aiuto. Ma chi è privo di questa fede, certamente la otterrà se sceglierà di difendere anch’egli con coraggio il proprio Paese e la propria Civiltà.